Giuseppe Orsenigo: La vita che vorrei. Mostra antologica 2000-2013

Giuseppe Orsenigo (Cantù, 1948) è il prototipo dell'artista post-moderno. In lui c'è un impulso irrefrenabile ad una sintesi estrema di elementi lontani tra loro, apparentemente incongruenti, discordanti. La contaminazione per l'artista canturino è una seconda natura, un habitus mentale che è diventato una seconda pelle.  Egli usa di tutto per le sue composizioni: fotografia, disegno, pittura, disegno geometrico, materiali di ogni tipo come metallo, legno, resine, carte applicate.
 
Spesso i suoi quadri sono veri e propri bassorilievi, con bombature metalliche, parti in rilievo, aggettanti. Gli elementi figurativi si mischiano a quelli informali, l'uso pop di fotografie tratte da riviste patinate si alterna a guizzi geniali di arte provocatoria e concettuale, in una ridda ubriacante di riferimenti, citazioni, allusioni, capaci di conciliare la dimensione onirica e delirante del mito con la quotidianità. 
 
Ogni opera di Orsenigo è l'esplorazione di un mondo. Ogni volta un nuovo mondo, in un gioco differente di razionalità e emozione, di sogni affastellati, scomposti e ricomposti e di concreti, puntuali riferimenti alla realtà. Con colpi di scena e alzate d'ingegno uniche e spiazzanti. Come ad esempio nell'opera intitolata 'Psicanalisi': una grande lastra di metallo nero, un metallo cangiante alla luce, lucido e opaco al tempo stesso, con al centro un buco, in profondità, qualche centimetro nel buio, una minuscola superficie di specchio infranto e ricomposto, in cui, non chiunque, ma solo il fruitore che si avvicini e guardi dentro, nel buco, può scorgere se stesso: il proprio volto, il proprio occhio infranto e ricomposto.
 
Un'opera così, che coniuga Fontana e Pistoletto (e che li supera, almeno in sense of humour), basta da sola a sancire la statura di un artista. Perchè , certo, un artista come Orsenigo è un nano rispetto a giganti come Fontana e Pistoletto, ma se il nano si arrampica sulle spalle dei giganti ... (..) - Virgilio Patarini (Da “Post-Avanguardia”, a cura di P. Levi e V. Patarini, Ed. Mondadori, 2010)

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