Dalla nuova maniera al postmoderno di Matteo Masiello


Si è inaugurata questa sera nella Sala del Colonnato della Provincia di Bari la mostra "Dalla nuova maniera al postmoderno" del pittore bitontino Matteo Masiello che era presente al vernissage con il Presidente della Provincia di Bari Francesco Schittulli.
In esposizione ventiquattro opere che offrono uno spaccato degli ultimi trent'anni di attività dell'artista.

La mostra, visitabile fino al prossimo 20 settembre sarà aperta dalle 9 alle 13 e dalle 17 alle 20,30.



"L'irruenza dell'illusorio , dell'allegorico , del magico nel quadro della realtà è la cifra dominante dell'ultimo Masiello . Autodidatta , pugliese di Palo del Colle (ma vive e opera a Bitonto ), giramondo per necessità e per vocazione , Masiello convince pubblici molto diversi - dagli Usa all'Est europeo in cui è "di casa".
La sua produzione si è via via affrancata dalle ambizioni avanguardistiche anni Settanta (neofigurativismo, arte povera) , per approdare ad una semplicità ironica e ad una sapienza delle citazioni che coniugate con l'inesausta passione per il colore e il dominio della tecnica , ne fanno un buon artista , un talento visionario e limpido , onesto nel restituire tormenti e interrogativi del vivere .
Masiello rifugge da ogni ermetismo superfluo , è animato dal desiderio di comunicare (donde viene pure il suo prediligere le dimensioni grandi e i soggetti corali) , ma ci ricorda una verità tanto radicale quanto desueta : la comunicazione è irriducibile all'appiattimento , all'informazione , alla banalizzazione tipici dell'abito televisivo che tutti oggi volenti o nolenti indossiamo. Si comunica autenticamente ,invece , nell'ambito di un sistema simbolico , di sogni ineffabili , di dialoghi chiaroscurali .
I suoi quadri sono perciò fecodanti dall'ibrido di mito e di realtà , talvolta di sacro e di profano , che si riproduce in giochi di specchi - immagini nelle immagini , cornice nella cornice - per suggerire , ed ecco l'ironia , che siamo pur sempre di fronte a una finzione , a siparietti esistenziali , "all'inutilità del pittore". Tuttavia questa ironia non lo scoraggia dal mettere in scena i suoi personaggi , gli affreschi di mondanità dolente , alcune fughe esotiche in mercatini arabi , le crocifissioni , le feste nuziali , un'infanzia fabulatoria , la morte e i riti di passaggio che tutte le età non smettono di imporci , persino certi incubi "virtuali che cominciano a popolare il nostro orizzonte .
Si è scritto della sua pittura che rievoca i Grandi Nordici (Bosch per la commistione di tragico e grottesco , Ensor per quella fra espressionismo e surrealismo ante litteram ) , e certo Masiello non è artista che si bei nell'aurea mediocritas mediterranea . Eppure c'è calore nelle sue opere , c'è l'umanissima indulgenza per le maschere che la natura ci affibia e alle quali è spesso vano ribellarsi , c'è una metafisica stemperata nella compassione , c'è De Chirico che fa l'occhietto a Fellini ." Oscar Iarussi , giornalista e critico d'arte

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