I cento anni di Pollock, maestro del dripping...

...oppure anche della 'pittura d'azione', o dell' espressionismo astratto. Consiste in un modo di dipingere con il quale il colore viene fatto sgocciolare spontaneamente, lanciato o macchiato sulle tele, facendo dell'opera un atto fisico: Jackson Pollock ne fece il suo cavallo di battaglia. Il pittore statunitense, del quale oggi ricorre il centenario dalla nascita (vide la luce a Cody il 28 gennaio 1912), fu infatti uno dei massimi esponenti di questa tecnica, la 'drip painting', nella quale lo 'studio' dell'opera lasciava il posto ad un modo di dipingere istintivo e primordiale.
Pollock, che trascorse la sua gioventù tra l'Arizona e la California e studiò alla Manual Arts High School di Los Angeles, si trasferì presto a New York raggiungendo il fratello Charles, e lì entrambi diventarono allievi del pittore Thomas Hart Benton alla Art Students League. Ma lo stile di Benton, rivolto al classicismo del paesaggio della campagna americana, non fece granché presa sul giovane Jackson, che ne assorbì invece l'uso ritmico del colore e il fiero senso di indipendenza.

Dopo aver sposato la nota pittrice Lee Krasner ed essersi trasferito a Springs, Pollock iniziò a dipingere stendendo le tele sul pavimento del suo studio e sviluppando quella che venne in seguito definita la tecnica del 'dripping' (in italiano sgocciolatura). La tecnica inventata da Pollock di versare e far colare il colore è considerata come una delle basi del movimento dell''action painting'.
Ma la carriera artistica di Jackson Pollock fu fortemente segnata dall'incontro con l'arte dei nativi americani, con cui l'artista sentiva di avere un forte feeling. Ed in effetti, il modo di esprimersi dell'arte dei nativi americani era molto simile alla sensibilità di Pollock.
Come l'artista traeva le proprie immagini direttamente dall'inconscio, i nativi prendevano spunto dal 'mondo degli spiriti'; così come Pollock si serviva di un'estetica primitivista, diventando 'parte' del dipinto, così facevano i pittori con la sabbia nativi. Anche le tematiche, tendenti verso temi pittorici universali, erano affini.

Dai nativi americani, Jackson Pollock imparò la tecnica della 'pittura con la sabbia', sviluppando la propria celebre tecnica chiamata 'pouring': gli stregoni infatti erano soliti versare sabbie colorate su di una superficie piatta che potevano avvicinare da ogni lato.
Jackson Pollock morì all'età di 44 anni, dopo aver lottato con l'alcool per tutta la vita. La sua carriera fu improvvisamente e tragicamente interrotta l'11 agosto 1956, quando perse la vita in un incidente stradale, causato proprio dal suo stato di ebbrezza, avvenuto a meno di un miglio di distanza dalla sua casa di Springs.

Con lui viaggiavano due donne: la sua amante Ruth Kligman, sopravvissuta, e l'amica Edith Metzger, deceduta. Il riconoscimento della salma di Pollock venne effettuato, su incarico della Polizia, dall'amico artista Conrad Marca-Relli, suo vicino di casa a East Hampton.

Dopo la sua morte, la moglie Lee Krasner amministrò il suo lascito artistico, facendo in modo che la sua fama e la sua reputazione rimanessero intatte. Una delle migliori definizioni di Pollock la diede il grande critico d'arte Harold Rosenberg: "Quello che finiva sulla tela non era un quadro, ma un evento. Il punto di svolta c'è stato quando ha deciso di dipingere 'solo per dipingere'. I gesti che si riflettevano sulla tela erano gesti di liberazione dai valori - politici, estetici e morali".

Fonte : ADNKRONOS 

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