Keith Haring e il murale di Milwaukee alla Reggia di Caserta

"Il Murale di Milwaukee" del famoso writer statunitense sarà esposto nella Sala dei Porti, nel percorso di visita degli Appartamenti settecenteschi di Palazzo Reale di Caserta dal 2 giugno al 4 novembre 2012.

Keith Haring e una sua opera
in un un montaggio di Leonardo Basile
L’iniziativa, promossa dalla Soprintendenza di Caserta e Benevento, organizzata e prodotta da Alef - cultural project management, in collaborazione con il Patrick and Beatrice Haggerty Museum of Art, Marquette University, Milwaukee, WI, è a cura di Wally Mason, direttore del Museo del Wisconsin.
Il Murale di Milwaukee è una delle più significative opere di Keith Haring. Lungo trenta metri e alto due metri e mezzo, è costituito da 24 pannelli in legno realizzati nell’aprile del 1983 dall'artista, invitato dall’Università Marquette di Milwaukee a creare una gigantesca realizzazione sul luogo in cui sarebbe sorto il nuovo museo Haggerty.
Entrambe le pareti sono dipinte. Sulla prima è raffigurata una sequenza ininterrotta di bambini a quattro zampe e di cani che abbaiano (barking dogs). L’altra è più complessa e presenta una maggiore varietà di immagini il cui tema dominante sono le figure danzanti ispirate ai ballerini di breakdance.
A queste si affiancano altre celebri icone della sua arte: il televisore con le ali, il cane, l’uomo con la testa di serpente. Il centro del murale è occupato da un ballerino che al posto della testa ha un televisore con il numero 83 disegnato sul monitor. Questo lato termina con un’altra delle immagini simbolo di Haring: la faccia con tre occhi che fa la linguaccia.
Il Murale di Milwaukee è una testimonianza importante del primo periodo dell'evoluzione artistica di Haring, quando il suo stile rispecchiava tutta la freschezza dei disegni della metropolitana di New York e la vitalità della metropoli.
L’iconografia rappresentata nell’opera è esemplificativa del vocabolario d’immagini dell'artista che meglio celebrano la vita, divenendo un segno distintivo del suo approccio alla pittura.
Haring riteneva che bambini e cani fossero tra le immagini più amate e riconoscibili; per questo, all’inizio della sua carriera, scelse queste figure proprio come firma (tag), per rendere la sua arte facilmente identificabile in mezzo a quella di altri che, come lui, avevano scelto la strada come luogo in cui liberare la creatività. (fonte)

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