A chaos theory - Un progetto espositivo che elabora una formula di interazione tra contenuti visuali-estetici e principi strutturali.

La mostra 'A chaos theory' - dal 18 giugno alla Sala Murat di Bari- definisce, attraverso l'intervento di quattro artisti, un sistema di forze e connessioni in cui i segni, le architetture visive e le geometrie sonore contribuiscono alla produzione di un ambiente immersivo, un'opera totale all'interno di un sistema dinamico

Il progetto espositivo elabora una formula di interazione tra contenuti visuali-estetici e principi strutturali. La natura delle opere riferisce i termini fondamentali della pittura e della scultura: equilibri caotici, tensioni energetiche, relazione tra spazio e percezione, tra superfici e struttura. Attraverso un approccio rigoroso e sistemico, "A chaos theory" analizza la continuità tra statica e moto, tra entropia e serialità, tra ordine e tumulto, con riferimento alle recenti ricerche della cibernetica sulle connessioni tra la mente e la macchina, tra l' organico e l' elettrico, tra la pelle e il mondo reale.

"I quattro artisti in mostra sono stati chiamati a confrontarsi sull' interpretazione del caos. Daniela Corbascio lavora nel caos delle sue reminiscenze d' infanzia, recuperando la materia, il legno, lavorato dall' incedere del tempo, all' interno del quale svetta un punto luminoso, il suo personale ordine nel caos della memoria. Un' installazione in bilico che vorrebbe evadere i confini di spazio, così come ha fatto con il tempo, e rifugiarsi nel disordine. L' artista attinge dal passato per riproporre nel presente e, perché no, nel futuro; prende e mette a posto, sistema, aggiunge, toglie e svuota, per lasciare allo spettatore la possibilità di riempire lo spazio con la propria memoria.
Luigi Giandonato irrompe nel bianco ordine della sala Murat con tre grandi tele alla vista delle quali il visitatore rimane interdetto ed allo stesso tempo affascinato. Segni confusi, incessanti non lasciano tregua alla tela bianca, sopraffatta da colori e geometrie infinite attraverso le quali Giandonato disegna il suo mondo (ordine) caotico difficilmente penetrabile ad occhio inesperto. Ad un primo sguardo le tele sembrano rappresentare una 'matassa' difficile da sbrogliare, tuttavia avvicinandosi, nei particolari, è possibile ritrovare un ordine geometrico e mentale. Le tele comunicano con le installazioni verso le quali si rivolgono in un dialogo in cui lo spettatore viene inserito e costretto a prender parte.
A creare ulteriore scompiglio ci pensano il giovanissimo artista olandese Berdnault Smilde e lo svizzero Zimoun. Il primo si contrappone alla maestosità e materia delle opere di Corbascio e Giandonato, presentandosi con un' opera che rappresenta la smaterializzazione totale non solo dell' opera d' arte ma anche della natura stessa. Crea una nuvola indoor a rappresentazione di quanto effimero possa essere il concetto più proprio dell' arte dei giorni nostri. Ed è forse proprio questa grande verità a sconvolgere lo spettatore, confondendo la mente e le poche sicurezze che sull' arte aveva maturato fino a quel momento. E' il caos per eccellenza che impera nell' idrometeora costituita da minute particelle d'acqua e cristalli di ghiaccio sospese nell'atmosfera che compongono per soli 10 secondi l' opera.

La mostra si chiude con un' imponente opera dello svizzero Zimoun. Un muro di 5 metri si erge a delimitare questo spazio così ordinatamente caotico, così lineare e 'pulito' che poco si riconosce con la Sala Murat. Una parete modulare, in realtà leggerissima, composta di scatole di cartoni sui quali si muovono senza ordine e senza sosta 250 motorini. Artmicamente, in un caos sonoro che accompagna di continuo le altre, silenziose, opere in mostra". - Fausta Maria Bolettieri, curatrice.

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